L'importanza di giocare e "perdere tempo" per imparare a programmare
Quante volte abbiamo creduto di “perdere tempo”? Magari a causa delle ore passate sul web a fare nulla di specifico, oppure di quelle trascorse di fronte a un video game. O ancora a sviluppare dei progetti che ai nostri occhi erano “senza senso”. Beh, se siete dei programmatori o lavorate con la tecnologia, lasciatevi svelare un segreto: non era tempo perso. Anzi. Probabilmente sono stati trai momenti più preziosi di apprendimento, e ora vi spiegheremo perché.
L’importanza dei progetti “stupidi”
Ogni lavoro che siamo chiamati a svolgere si basa su dei principi: essere professionali, rispettare scadenze, essere produttivi, soddisfare il cliente o il project manager, creare software di qualità. Tutto questo, spesso, ci porta a essere più concentrati sui vincoli che sul progetto stesso, limitando le sfide e anche l’immaginazione che potremmo stimolare. Tra l’altro, lavorando con delle macchine, siamo costretti a pensare nel modo più elementare possibile, per da dare delle indicazioni formali allo strumento che stiamo utilizzando. Anche perché altrimenti un computer non capisce cosa gli chiedi.
Proprio per tutti questi motivi imparare a programmare in modo non professionale può risultare molto più utile di quanto non si possa immaginare. Ci sono qualità, infatti, che si possono sviluppare solamente fuori dagli schemi, ma di fronte a vere e proprie sfide. Un esempio perfetto sono i video game: sono gratificanti, incuriosiscono, non sono obbligatori e ci sfidano continuamente. Il tutto, però, senza pressioni esterne. L’unico scopo, spesso, è quello di riuscire a superare noi stessi, anche tramite mezzi e competenze che non pensavamo di avere. E questo, involontariamente, ci permette di imparare cose nuove in modo rapido e gratificante. Lo stesso si può dire dei progetti “stupidi”, quelli fatti “per gioco”, magari insieme a degli amici: possiamo affrontarli senza il senso critico caratteristico del lavoro professionale, senza chiederci quanto siano utili, ma acquisiamo tutto quello che ci possono insegnare, aumentando la nostra confidenza con gli strumenti e la professione.
Lo Yin e lo Yang sul lavoro
Nella filosofia cinese, lo Yin e lo Yang rappresento ciò che è polarizzato: in particolare, lo Yin è ciò che è passivo, e lo Yang ciò che è attivo. Questa polarità può essere applicata anche sul lavoro: lo Yin sono i momenti in cui si hanno obiettivi differenti da quelli professionali (il gioco per esempio), mentre lo Yang quelli in cui lo scopo è il profitto. Così come nella filosofia cinese, ogni polo contiene il seme del polo opposto proprio nel punto di sua massima espressione. Anche nella vita lavorativa, infatti, si può dire che nei momenti di massima produttività si accumulano dubbi tanto quanto idee e spunti, e nei momenti di minima produttività scopriamo confidenza, nuovi strumenti, soluzioni.
Non è un caso, tra l’altro, che in molti uffici del mondo digitale si trovino delle vere e proprie sale giochi, luoghi che le aziende riconoscono come importanti per stimolare i lavoratori, e che sanno aiuteranno a far emergere i professionisti più appassionati.
Tutto questo per dire che ogni attimo, anche quello che crediamo essere “tempo perso”, in realtà se vissuto nel modo giusto si può rivelare un momento formativo!