Come prepararsi a un colloquio da programmatore

Come prepararsi a un colloquio da programmatore
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Ti stai preparando a entrare nel mondo del lavoro, ma non sai come affrontare il tuo primo colloquio da programmatore? Ti stai chiedendo cosa raccontare di te, su quali competenze puntare, se portarti dietro un portfolio con tutti i tuoi lavori oppure no? Ecco, se la risposta a queste domande è sì, sei capitato di fronte all’articolo giusto. Insieme ad Alice, HR di Develhope, abbiamo cercato di raccogliere i punti principali per capire come prepararsi al meglio a un colloquio come programmatore.

I consigli di Alice:

Innanzitutto, è importante sottolineare che non ci sono competenze giuste o sbagliate. La cosa fondamentare è sottolineare e mettere in evidenza le skills tecniche che si conoscono e si utilizzano davvero. “Non conviene mai avanzare competenze che poi non si posso comprovare. Il mio consiglio è di elaborare un CV chiaro e sintetico, mettendo in evidenza l'ultima esperienza lavorativa o formativa. Inserire nel CV il link a eventuali portfolio o pagine di lavoro, come per esempio Github. Anche utilizzare linkedin può essere utile”.

Dopodiché, un fattore da non sottovalutare è quello della preparazione: “Non bisogna mai arrivare a un colloquio senza sapere qual è l'azienda, di cosa si occupa. Consiglio sempre di informarsi e cercare online progetti e tutte le info sul business, e soprattutto se è possibile sapere chi sarà l'interlocutore del colloquio: HR? CTO? Lo faranno insieme? Nel dubbio prepararsi sempre oltre alla presentazione del proprio CV e di se stessi anche a qualche domanda tecnica.”

La prima risposta alla domanda “come prepararsi per un colloquio?”, quindi, è farsi trovare informati. Quello è il punto di partenza. “Essendo all'inizio della carriera professionale è importante e aiuta molto nella scelta essere sicuri e consapevoli delle proprie priorità”. E quindi porsi domande come: voglio ancora formarmi? Voglio lavorare e rafforzare solo un linguaggio che conosco già? Voglio lavorare solo in remoto o vorrei spostarmi? Mi piacerebbe trovare un team ben organizzato o preferisco lavorare più in autonomia?

Infine, solitamente a una figura junior si chiede di parlare delle proprie motivazioni e delle aspettative che ha rispetto ai prossimi anni. E’ importante quindi porsi delle domande per capire le proprie priorità del momento e cosa si sta cercando. Questo aiuta molto a prepararsi al colloquio e a capire se quello è il posto giusto!

👀 Alcuni segnali per capire se l’incontro è andato bene:

Ci sono alcuni segnali, durante un colloquio, che ti permettono di capire come sta andando l’incontro. Non sono vere e proprie regole, ovviamente, ma possono aiutare a farsi un’idea. Per esempio, se un recruiter fa domande circa le specificità del tuo lavoro e cerca dei dettagli, potrebbe significare che riconosce le tue capacità, tanto da poter scavare più a fondo. Anche le reazioni positive possono svelare un buon risultato, per questo è importante osservare come reagisce il responsabile durante la risposte alle domande. Un colloquio che scorre in modo naturale, infatti, può dimostrare ed evidenziare le tue capacità comunicative e interpersonali. In più, se il colloquio devia verso una conversazione casuale, è possibile iniziare a sviluppare un rapporto più informale che può essere utile per convincere il recruiter delle proprie doti comunicative. Risposte positive come: “È esattamente così”, “Ottima risposta” o “Sì, è proprio quello che stiamo cercando”, sono esclamazioni positive e probabilmente significano che hai fatto una buona impressione!

Un altro chiaro segnale è l’invito per un secondo incontro, anche se questo non significa ancora aver ottenuto il lavoro. Sicuramente però, il primo incontro è andato bene e si può passare allo step successivo. In quel momento è importante non pensare di avere “il posto in tasca”: è fondamentale presentarsi sempre preparati, con la stessa attenzione con cui ci si è preparati per il primo colloquio. Anche il tempo dedicato a presentare il lavoro e l’ufficio potrebbe significare che l’incontro sta andando bene: se il reclutatore tenta di “venderti” il posto, è probabile che in te abbia visto la persona giusta per ricoprire la posizione. Una domanda che spesso ci si pone, poi, è: quanto deve durare un colloquio? Beh, spesso più dura, più significa che sta andando bene. Questo potrebbe significare che chi ti sta ascoltando è davvero interessato ad assumerti, soprattutto se l’incontro si conclude con lo scambio di contatti diretti come email o numeri di cellulare. Anche parlare dello stipendio potrebbe essere un segnale positivo: le domande in fase di colloquio sulla retribuzione attuale o passata, o su quale siano le aspettative possono essere sinonimo del fatto che il recruiter sia davvero interessato a considerarti per il lavoro.

Infine, è da considerarsi positivo se il responsabile fa fare un giro all’interno dell’ufficio, e magari presenta anche alcuni membri dello staff. Potrebbe anche presentare la persona che, in caso di assunzione, diventerebbe il tuo assistente, o l’addetto alla reception che risponderà alle tue telefonate, così da avere un’idea di come interagisci con loro. Se incontri qualche dirigente o personale di alto livello, poi, potrebbe essere un buon segno del fatto che sei sulla buona strada per l’assunzione.

E se tutte queste cose non dovessero accadere? Se il colloquio dovesse andare male?

Beh, non è la fine del mondo. Ci saranno altri colloqui, altri posti di lavoro più adatti, altre opportunità. Forse quello non era il posto più giusto, o il momento più giusto. La cosa fondamentale è non biasimarsi, e ricordarsi che non sempre il mancato ottenimento del lavoro dipende da ciò che abbiamo fatto durante il colloquio, o ciò che abbiamo detto. Possono essere tante le ragioni per cui i candidati non vengono invitati ad un secondo incontro. Perciò, in quel caso, continua nella ricerca. Prima o poi si presenterà l’occasione perfetta!

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